Quando viviamo con un cane per molti anni, inevitabilmente dobbiamo guardarlo invecchiare. I cani hanno una vita molto più breve della nostra, una media di 13 anni contro i nostri 77,3 perciò a meno che non li adottiamo quando siamo già anziani, è probabile che invecchieranno prima di noi.
Questo può essere un momento straziante per molti padroni e le loro famiglie, ma sono convinto che gli animali entrano nella nostra vita per insegnarci che invecchiare e morire sono parte dell'ordine delle cose e che dobbiamo vivere e accettare la morte come un'altra fase del ciclo vitale della natura. I cani celebrano la vita e non hanno problemi con la morte. Anzi, sono molto più bravi di noi ad accettarla. Su questo dobbiamo imparare da loro. La loro saggezza naturale può aiutarci a trovare conforto quando ci troviamo di fronte alla nostra fragilità umana e alla morte.
Se un cane si ammala, se ad esempio gli viene diagnosticato un tumore, lui non percepisce la malattia come lo facciamo noi. Ci sentiamo dispiaciuti per lui e gli riversiamo addosso un'energia triste ogni volta che lo guardiamo, ma quell'energia non fa altro che creare un ambiente negativo per il cane. Se un cane torna dal veterinario con una diagnosi di tumore, non pensa: “Oh, mio Dio, ho solo sei mesi di vita! Vorrei aver fatto un viaggio in Cina!” I cani vivono nel presente, che abbiano un tumore o no, che siano ciechi o sordi oppure no. Per quanto sia brutta la loro situazione, continuano a vivere nel presente ogni singolo giorno. Di recente ho tenuto un seminario di fronte a trecentocinquanta persone, in Texas. Un cane di un canile locale era seduto accanto a me di fronte all'assemblea. A quel cane di recente era stato diagnosticato un tumore, ma era difficile immaginare un animale più felice di lui! Tutti al seminario sussurravano tra sé e sé: «Quel cane ha un tumore.
Poverino!» Ma all'animale non importava che gli altri si sentissero dispiaciuti per lui. Si stava godendo la vita così, come un cane equilibrato e calmo-remissivo in un ambiente nuovo e interessante. Dai cani possiamo imparare come apprezzare e goderci la vita fin nei minimi dettagli, ogni singolo giorno.
Sopprimere un cane quando soffre è una delle decisioni più difficili che un essere umano possa affrontare. È una decisione molto personale che alla fine spetta alla nostra coscienza, alla nostra fede e al legame personale col cane. Uno dei miei clienti mi disse che aveva preso quella decisione solo nel momento in cui «tutte le luci si erano spente» nel suo cane, nonostante il fatto che fosse ancora vivo e respirasse. L'unica consolazione che posso offrirvi in una situazione così dolorosa è che quando il vostro cane alla fine morirà, avrà probabilmente vissuto una vita più piena della vostra. Il vostro cane ha assaporato ogni momento su questa terra. Se ne va senza questioni in sospeso, senza rimpianti.
Gli esseri umani sono gli unici animali che hanno paura della morte, che ne sono terrorizzati, che ne sono ossessionati e che ne soffrono, anche prima che accada. I cani hanno così tanto da insegnarci a questo proposito. Un cane vive pienamente nel presente, ogni momento, ogni giorno. I cani soffrono per la morte degli altri? Sì. Recenti ricerche hanno dimostrato che molti animali piangono i loro morti, specialmente i membri della famiglia, i partner o coloro con i quali si sono legati profondamente. Ma per la maggior parte degli animali, il dolore è semplicemente una fase che attraversano prima di ritrovare l'equilibrio. In natura, se un capobranco muore, il branco trascorrerà del tempo a piangere la sua perdita e attraverserà la difficile fase di transizione verso una nuova struttura interna. Poi andrà avanti.
Come ho già detto, psicologicamente i cani vanno avanti molto più in fretta degli esseri umani, sempre ammesso, ovviamente, che glielo lasciamo fare. Se in una famiglia ci sono due cani e uno muore, ovviamente l'altro si rattristerà. Ma poi sarà naturale per lui guardare avanti e ritornare al suo normale livello di equilibrio, a meno che i padroni non glielo impediscano. Siamo noi che impediamo ai nostri cani di fare quello che la natura li spinge a fare, ossia dimenticare, andare avanti, vivere fino in fondo la loro vita. Sareste sorpresi di sapere quanti casi mi sono capitati dove in una famiglia un cane era morto e quello sopravvissuto improvvisamente aveva mostrato problemi che prima non aveva. Allora la famiglia mi chiama e mi dice: «Non riesce a superare la morte di Winston». Io mi guardo intorno: ci sono foto di Winston dappertutto. Ci sono ricordi del funerale, l'urna delle ceneri sul caminetto. Le tende sono tirate, la casa è buia e polverosa. Non è stato il cane a ridurre la casa così. Poi chiedo quando è morto Winston e loro dicono: «Sei mesi fa».
Sei mesi! Sei mesi sono un'eternità per un cane. Non è naturale che mantenga così a lungo uno stato di depressione. I cani sono più che disposti a tornare all'equilibrio precedente. In questo caso, erano gli esseri umani quelli che continuavano a soffrire e non volevano andare avanti. Il cane stava semplicemente percependo l'energia triste e la depressione dei suoi padroni e si lasciava trascinare sempre più in basso. In alcuni casi gli esseri umani hanno avuto bisogno di uno psicologo per smettere di proiettare sul cane la loro incapacità di superare il tutto. Prima di tutto hanno dovuto accettare e poi affrontare i propri problemi.
Ho avuto anche un numero enorme di casi in cui un cane era stato portato in una casa dopo la morte recente di un altro. Il nuovo cane avrebbe dovuto “sostituire” il cane passato a miglior vita.
Molte volte in questi casi il “sostituto” era stato preso troppo presto, quando i padroni, e a volte anche gli altri cani presenti in casa, stavano ancora elaborando il lutto. Quando portate un animale in una casa piena di tristezza, lo introducete in un ambiente pieno di energia debole. Non ci sono capibranco forti in una casa che soffre per la perdita di qualcuno.
In un caso recente,
un cucciolo di alano aveva preso il controllo di una famiglia e stava rendendo la vita impossibile al marito, alla moglie e al cane che c'era già. Il cucciolo non era un animale naturalmente dominante, ma nel momento stesso in cui era entrato in casa, aveva percepito un vuoto di potere. Per quanto possa essere difficile, vi consiglio di aspettare un po' dopo la morte del vostro cane prima di prenderne un altro. Aspettate finché non sarete pronti ad aprire le tende, a lasciare entrare la luce e a ridere di nuovo. A quel punto sarete nuovamente pronti per tornare a essere dei validi capibranco e a dare una casa felice ed equilibrata al nuovo cane che entrerà nella vostra vita.
un cucciolo di alano aveva preso il controllo di una famiglia e stava rendendo la vita impossibile al marito, alla moglie e al cane che c'era già. Il cucciolo non era un animale naturalmente dominante, ma nel momento stesso in cui era entrato in casa, aveva percepito un vuoto di potere. Per quanto possa essere difficile, vi consiglio di aspettare un po' dopo la morte del vostro cane prima di prenderne un altro. Aspettate finché non sarete pronti ad aprire le tende, a lasciare entrare la luce e a ridere di nuovo. A quel punto sarete nuovamente pronti per tornare a essere dei validi capibranco e a dare una casa felice ed equilibrata al nuovo cane che entrerà nella vostra vita.
Soddisfare i nostri cani, soddisfare noi stessi. Anche se potrebbe essere un colpo per il nostro amor proprio, la verità è che abbiamo bisogno dei cani più di quanto loro abbiano bisogno di noi. Se gli esseri umani sparissero dalla faccia della Terra domani, i cani riuscirebbero ugualmente a sopravvivere. Seguirebbero il loro progetto genetico e formerebbero dei branchi come i loro parenti lupi. Tornerebbero alla caccia e a stabilire dei territori. Continuerebbero a crescere i cuccioli proprio come fanno oggi. Sotto molti punti di vista, sarebbero più felici. I cani non hanno bisogno degli esseri umani per essere equilibrati. Anzi, la maggior parte dei problemi di cui soffrono i cani domestici nascono dal ritrovarsi in situazioni innaturali, dal vivere con noi tra quattro mura, in un mondo moderno e industrializzato.
Ho detto in precedenza che i cani vengono da Plutone e gli esseri umani da Saturno. È più preciso dire che i cani vengono dalla Terra e gli esseri umani dallo spazio profondo. In moltissimi modi siamo diversi da ogni altro essere con cui condividiamo questo pianeta. Abbiamo il potere di ragionare, il che include anche quello di ingannare noi stessi. Ed è quello che facciamo quando umanizziamo gli animali. Proiettiamo la nostra immagine su di loro per sentirci meglio. E in questo, non solo facciamo loro del male, ma ci allontaniamo ancora di più dal mondo della natura.
Quello che sembriamo dimenticare è che abbiamo ancora accesso a quello stesso mondo in cui vivono loro. Ecco perché gli indigeni nei deserti, nelle montagne, nelle foreste e nelle giungle riescono a sopravvivere in quei luoghi generazione dopo generazione. Sono degli “Homo sapiens” proprio come noi, eppure sono in completa sintonia con la propria natura animale. Si sentono a loro agio in entrambi i mondi. Qui, nella «civiltà», ci siamo staccati da quel mondo naturale definendoci esclusivamente come la specie superiore, la specie che crea, la specie che progredisce. Continuiamo a sopprimere il lato migliore, il lato più naturale di noi stessi quando diventiamo la specie che distrugge interi ecosistemi per interessi economici. Nessun'altra specie distrugge Madre Natura come lo facciamo noi. Solo gli esseri umani ne sono capaci.
Eppure, per quanto possiamo devastare la Terra, la nostra natura animale anela a essere soddisfatta. Perché piantiamo alberi lungo le autostrade? Perché mettiamo cascate nelle hall dei grattacieli? Perché decoriamo le pareti di casa con dipinti di paesaggi? Anche il più piccolo appartamento in centro città ha qualche vaso di fiori alle finestre. Spendiamo un anno di risparmi per fare un'unica, vitale settimana di vacanza in riva all'oceano, a un lago, in montagna. Questo perché senza un contatto con Madre Natura, il nostro mondo è freddo, ci sentiamo isolati, privi di equilibrio, morti dentro.
In America e in altre culture del mondo, i cani e gli altri animali che accogliamo in casa servono come importante collegamento con Madre Natura. Possiamo anche non rendercene conto, ma costituiscono un legame con una parte di noi stessi che stiamo correndo il rischio di perdere per sempre. Quando umanizziamo i cani, ci precludiamo la possibilità di imparare le importanti lezioni che hanno da insegnarci: come sperimentare il mondo attraverso la verità dei nostri istinti animali, come vivere ogni momento e ogni giorno nella sua pienezza.
Quando portiamo i cani nelle nostre case, abbiamo la responsabilità di soddisfarne i bisogni istintivi, affinché raggiungano l'equilibrio. Ai cani non importa saper fare numeri da circo, vincere trofei, avere collari che luccicano. A loro non importa se vivete in una grande casa e neppure se avete un lavoro. A loro importano altre cose, come la solidarietà del branco, come legare col capobranco durante la migrazione, come esplorare il loro mondo, come vivere la gioia semplice di ogni singolo istante. Se soddisfarete il vostro cane dandogli esercizio, disciplina e affetto, in questo ordine, il vostro cane ricambierà volentieri e con grande piacere. Sarete testimoni del miracolo di due specie molto diverse che comunicano e si legano reciprocamente come mai avreste immaginato. Costruirete quel legame profondo che sognate da sempre.
Spero sinceramente di avervi aiutato con questo libro a trovare un punto di partenza per ottenere un rapporto migliore e più sano con i cani della vostra vita.
La luce dorata del tramonto sta per inondare una spiaggia deserta del Sud della California. Salto tra le onde basse e lancio una pallina da tennis con tutta la mia forza. Abbaiando di gioia, i cani del branco si lanciano cercando di afferrarla prima degli altri e riportarmela, ma senza mai azzuffarsi. Chiunque conosca i cani sa che si tratta di un vero e proprio miracolo, ma io sono un buon capobranco e loro dei buoni gregari. Le regole sono le regole e tutti lo sanno. Questa volta è Carlitos, un pitbull senza una zampa, a prenderla, un premio alla sua ferrea determinazione. Gli altri gli abbaiano dietro mentre zoppica verso di me, lasciandomi cadere la palla fradicia in mano e guardandomi con la gioia negli occhi, ho accarezzo sulla testa, poi corro di nuovo verso la riva e lancio ancora la palla. I cani saltano indietro tra le onde. Per un istante, provo quello che provano loro, acqua fresca e salata sulla pelle, migliaia di odori nelle narici, il rumore tranquillizzante delle onde nelle orecchie. Sento tutta la gioia pura di questo fugace momento e lo devo a loro. Devo a loro ogni cosa.
Il sole è rosso sull'orizzonte del Pacifico mentre risaliamo faticosamente il sentiero sassoso fino al furgoncino. Siamo esausti, ma felici. Questa notte tutti gli oltre quaranta cani del centro dormiranno profondamente. Anch'io dormirò bene, sapendo di aver contribuito a rendere appagante la loro vita, proprio come loro sono riusciti a rendere appagante la mia.
Glossario
È l'energia che il vostro cane deve percepire perché vi riconosca come un capobranco calmo e assertivo. Ricordate che la parola “assertivo” non significa arrabbiato o aggressivo. Calmo-assertivo significa comunque essere sensibili, ma nel pieno controllo della situazione.
2. Energia calmo-remissiva
In natura, è l'energia giusta per un gregario in un branco, ed è perciò la migliore che il cane possa emanare quando vive in casa con degli esseri umani. Segnali di energia calmo-remissiva includono posture rilassate, orecchie all'indietro e una risposta quasi istintiva ai comandi del capobranco.
3. Esercizio, disciplina e affetto... in questo ordine!
Sono i tre ingredienti per rendere un cane felice ed equilibrato. Moltissimi padroni danno solo affetto o non soddisfano queste necessità nel giusto ordine.
a. Esercizio: far camminare il cane almeno un'ora al giorno e nel modo corretto.
b. Disciplina: dare al cane regole, confini e limiti senza metodi violenti.
c. Affetto: la ricompensa che diamo ai nostri cani e a noi stessi, ma solo dopo che il cane ha raggiunto uno stato calmo-remissivo nel nostro branco.
4. Gestire la passeggiata
La passeggiata è un rituale estremamente importante per un cane. È necessario che avvenga almeno due volte al giorno, per almeno trenta o quaranta minuti ogni volta, in modo che sia la mente sia il corpo del cane possano fare esercizio. È importante anche che il padrone si comporti da capobranco durante la passeggiata. Ciò significa che il cane deve camminare accanto al padrone o dietro di lui/lei, e non tirare davanti. Se il cane «porta a spasso» il padrone significa che in quel momento si percepisce come il capobranco e quindi l'essere umano non è nel pieno controllo della situazione.
5. Regole, confini e limiti
a. I cani devono sapere che il loro capobranco sta stabilendo con chiarezza le regole, i confini e le limitazioni per la loro vita sia dentro che fuori casa.
b. Rabbia, aggressività o violenza verso il cane non vi aiuteranno a stabilire il vostro status di capobranco; un leader aggressivo non ha la situazione sotto controllo. L'energia calmo-assertiva e un comportamento di leadership costante e coerente aiuterà a mettere in pratica queste regole con maggiore facilità.
6. Problemi
Se un cane non è sicuro che il suo padrone possa essere un capobranco forte e stabile, sarà confuso circa il proprio ruolo nel branco. Un cane confuso su chi è effettivamente al comando è preoccupato per la sopravvivenza del branco, perciò tenta di supplire al vuoto di potere, spesso con risultati discontinui. Ciò può causare aggressività, ansia, paura, ossessioni e fobie.
7. Equilibrio
Un cane equilibrato è nello stato in cui Madre Natura vuole che sia, ossia come gregario calmo-remissivo di un branco, soddisfatto fisicamente dall'esercizio, psicologicamente equilibrato grazie a regole, confini e limitazioni ed emotivamente appagato dall'affetto del suo padrone.
8. Addestramento del cane
Condizionare un cane a obbedire ai comandi come seduto, fermo, a cuccia, al piede: non è quello di cui mi occupo.
9. Rieducazione dei cani
Questo è ciò che faccio: aiuto un cane con problemi a ritornare in uno stato equilibrato di calma sottomissione. A volte può sembrare che “aggiusti” il cane all'istante, ma, come ho detto, « un cane non è un elettrodomestico che può essere mandato a riparare ». Una rieducazione permanente può avvenire solo in presenza di un padrone calmo, assertivo, stabile e coerente.
10. Naso, occhi, orecchie... in questo ordine!
Io ricordo ai padroni che il cane vede il mondo in modo-diverso da noi. Noi comunichiamo usando prima le orecchie, poi gli occhi e in ultimo il naso. I cani cominciano col naso, poi gli occhi e in ultimo le orecchie. Permettere a un cane di sentire il nostro odore prima di guardarlo negli occhi o di parlargli è un modo per creare fiducia tra noi sin dal principio.
11. Umanizzare un cane
Molti padroni commettono l'errore comprensibile di pensare ai loro cani come a dei bambini. Consiglio alle persone di cercare di vedere il mondo attraverso gli occhi del cane. Abitini eleganti, cibo prelibato e ville milionarie non fanno un cane felice. Esercizio regolare, un forte e stabile capobranco e affetto meritato rendono invece un cane calmo ed equilibrato.
12. Addestramento delle persone
Quando sono chiamato per un consulto, molti proprietari presumono che il problema sia il loro cane. Io cerco di far capire a queste persone che il loro comportamento ha una forte influenza sul cane e offro loro suggerimenti per “riaddestrarsi” a essere capibranco calmo-assertivi.
Letture consigliate:
Abrantes, Roger, Il linguaggio del cane: guida all'interpretazione del comportamento canino in 290 voci alfabetiche, a cura di Daniela Tarricone, Firenze, Olimpia, 2000
Bekoff, Marc, Dalla parte degli animali: etologia della mente e del cuore, Roma, F. Muzzio, 2003
Fogle Bruce, La mente del cane, Milano, Armenia, 2000
Hauser, Marc D., Menti selvagge: cosa pensano veramente gli animali, Roma, Newton & Compton, 2002
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