La stessa intervista mandata in onda da "STRISCIA LA NOTIZIA", ma con le parole vere!
Alan Titchmarsh: Signore e signori, Cesar Millan. Allora, come è iniziata la sua vita da esperto di comportamento canino, com'è andata?
Cesar Millan: Beh, prima che iniziassero a definirmi “L’uomo che sussurrava ai cani” ero un dog-sitter e mi chiamavano “il ragazzo messicano capace di portar fuori un branco di cani”. Portavo in giro i cani senza guinzaglio, non sapevo che in America fosse illegale per me, era la terra della libertà, cioè… i cani hanno persino la festa del compleanno, quindi… pensavo che potessero girare senza guinzaglio! Io sono cresciuto così, sono cresciuto in una fattoria sapendo che un cane dovrebbe poter passeggiare libero, insomma… poi facendo il dog-sitter mi sono guadagnato il rispetto e la fiducia di alcuni Americani che in seguito mi hanno chiesto di lavorare con i loro cani ed è così che ho aperto un centro specializzato in psicologia canina. Ecco la mia storia…
C.M.: All'inizio volevo imparare come dagli Americani come addestrare i cani: dopo aver visto Lassie e Rin Tin Tin credevo che in America tutti avessero animali così, come Lassie e Rin Tin Tin…ma quando ho visto come le persone giravano per la strada con i loro cani… (mima una persona trascinata da un cane al
guinzaglio che tira) beh, questo mi è parso molto strano, perché nel mio paese di origine non avevo mai visto nulla di simile. Perciò mi sono detto: “bene, anziché addestrare i cani addestrerò le persone! Ed ho pensato: “addestrando le persone riuscirò a risolvere i problemi dei cani.”
A.T.: Quindi, quanto tempo ci vuole? Metti che un proprietario viene da te dicendo che ha problemi con il suo cane: quanto ci metti a cambiare radicalmente le cose?
C.M.: Per me e il cane è semplice. Ma Per il proprietario serve un po’ di tempo in più, perché molto spesso le persone non vogliono abbandonare le cattive abitudini. Ad esempio, alcuni quando chiedo loro: “come ti senti?” ti rispondono “sto bene, sono tranquillo” e non si rendono conto che non sono affatto calmi e che lo stanno solo dicendo a parole. Il cane non sa che lavoro fai, lui sa solo come vivi la tua vita…perciò quando arrivo da un cliente sono calmo e sicuro di me, capisci? La maggior parte delle persone invece fa così: “non mi ascolta. Faccio tutto ciò che mi dici, leggo i libri e lui non mi ascolta.” I proprietari sono tesi e frustrati quando arrivo da loro. Quindi, per distogliere una persona da questo stato mentale ci vuole un po’ di tempo…
A.T.:Ma i tuoi metodi sono al quanto discutibili… sono in molti che le tecniche che usi sono a dir poco superate: punisci i cani, li colpisci, ti ho visto dare ad un cane un pugno nella gola per farlo comportare bene.
Moltissime persone… io stesso mi sono detto: “questo modo di educare i cani per me è assolutamente inaccettabile!”
C.M.: Beh, con tutto il rispetto, ovviamente non sono d’accordo con quanto dici. Quello non è un pugno, è un tocco.
A.T: Ho guardato bene il video e posso dirti che se qualcuno mi “toccasse” così mi farebbe male [o “reagirei facendogli male…”]; hai attaccato il cane alla gola, poi lo hai colpito ancora e poi sei stato morso alla mano.
C.M.: Beh, è un tocco, posso capirti che possa sembrarti un pugno, ma è un tocco.
A.T.: Ho visto diversi incontri di boxe: un colpo come quello avrebbe potuto darlo Henry Cooper… (pugile che stese M. Alì con un gancio)
C.M.: Ovviamente l’obbiettivo non è dare un pugno al cane, l’obbiettivo è far reagire il suo cervello e distoglierlo da una certa situazione, in modo da poter poi usare efficacemente l’energia ed il linguaggio corporeo.
A.T.: Ma tu lavori anche con i collari elettrici e usi i collari con le punte che fanno veramente male ai cani… ecco… questa è una barbarie e non tratteremmo mai così i nostri figli, verremmo rinchiusi se lo facessimo, quindi: qual è il ragionamento che giustifica questo tuo modo di trattare i cani?
C.M.: Beh, ci sono alcuni casi in cui è necessario avere quel tipo di fermezza… quando mi trovo in una situazione di questo tipo il cane indossa già quello strumento… sai, quando sono arrivato in America non usavo nessuno strumento, non ci sono negozi per animali nel mio paese… per cui, quando mi trovo in una
situazione in cui i proprietari stanno già usando certi strumenti, ma lo fanno nel modo sbagliato, insegno loro ad utilizzarli correttamente, ecco cosa faccio…
A.T.: Non sono d’accordo. Mi hai appena spiegato che le persone non riescono a fare ciò che fai tu perché non hanno il giusto atteggiamento; ora, loro guarderanno mentre lavori e proveranno ad imitarti e, come hai ammesso tu stesso, non riusciranno a farlo bene come te, quindi si rischia davvero che maltrattino pesantemente i loro cani perché non farebbero queste cose –come diresti tu- “nel modo giusto”.
C.M.: Beh, questo è il motivo per cui diciamo di consultare un professionista, questa è la chiave…
A.T.: Ma dato che mostri queste cose in TV loro proveranno a farle, non credi?
C.M.: Purtroppo, proprio come accade per le sigarette (sui pacchetti c’è scritto “il fumo uccide” e la gente continua a fumare), possiamo solo aiutare le persone a comprendere certi concetti…
A.T.: Questo suona un po’ come una scusa… vorrei leggerti… abbiamo… devo dire che non avevamo mai ricevuto così tante lamentele su un nostro ospite… ho qui alcune osservazioni che sono state fatte […e tu sentiti pure chiamato in causa e interagisci tranquillamente perché sono obiezioni che avrebbero mosso a te…] – “Dolore e angoscia per i cani” –questo dicono le persone che ci hanno scritto- “Rischio per i proprietari che provano a copiare le tecniche”… forse uno dei più rilevanti è il commento della RSPCA, la Royal Socety per la Prevenzione della Crudeltà verso gli Animali: “I metodi di addestramento avversivi che abbiamo visto usare da Cesar Millan possono causare dolore e paura nei cani e possono peggiorare i loro problemi comportamentali. La RSPCA ritiene che certe tecniche siano inaccettabili e non sono utili per migliorare il comportamento dei cani, visto e considerato che molti altri educatori cinofili utilizzano efficacemente metodi basati sul rinforzo positivo”.
C.M.: Beh, il mio obbiettivo è prima di tutto insegnare alle persone a raggiungere uno stato di calma, insegnar loro come prevenire l’insorgenza di certe dinamiche problematiche… quindi il concetto, l’idea di “fidarci del nostro istinto” ci serve a riconnetterci al nostro naturale modo di essere… per questo non c’è bisogno di usare strumenti.
A.T.: Ma… tu, smetterai mai di usare questo approccio aggressivo? Voglio dire, tu continui a farlo, lo fai tuttora, usi il piede per calciare la parte più vulnerabile del ventre del cane –appena sotto la gabbia toracica-, usi ancora collari elettrici, collari a strangolo a con le punte, continui a colpire i cani alla gola.. fino a quando non smetterai di farlo e non dirai che esistono metodi migliori per educare i cani, le persone continueranno a
copiarti!
C.M.: Guarda che io uso il cibo… sì, uso il cibo… e una volta un pappagallo, sì, una volta un pappagallo mi ha aiutato a raggiungere l’obbiettivo che si era prefissata una mia cliente… questa signora voleva baciare il suo cane ma ogni volta che si avvicinava abbastanza per farlo, il cane la mordeva in faccia… ora, quando sono arrivato a casa sua mi sono accorto che il pappagallo era molto sicuro di sé e aveva il controllo
della situazione, perciò le ho detto: “metti il pappagallo sulla spalla e poi vai a baciare il cane” – insomma, sia la signora che il cane rispettavano molto il pappagallo, capisci cosa intendo? Quindi, il cibo non è la sola
risorsa a nostra disposizione: per raggiungere un determinato obbiettivo possiamo usare non solo i bocconcini, ma tutto l’ambiente che ci circonda!
A.T.: Ma insomma la cosa non ti preoccupa? Di certo non sarà piacevole per te colpire un cane…
C.M.: Non lo faccio perché è piacevole, lo faccio per distoglierlo…
A.T.: Ma ci sono altri modi altri mezzi… la gente…gli esperti dicono che esistono altri modi per farlo…ora, tu dici che i cani sono animali da branco… qui c’è un professore di zooantropologia che dice: “I cani non
formano branchi come i lupi, non si organizzano alla maniera dei lupi, e dunque non lottano per raggiungere il
controllo della casa e dominare la famiglia…”
C.M.: Mmmh…beh… il punto è che la famiglia stessa può essere paragonata al branco concettualmente, per cui un cane si trova decisamente a suo agio nelle nostre…
A.T.: Ma noi non picchiamo i nostri figli eppure viviamo in branco, se ti piace chiamarlo così…
C.M.: E’ una famiglia… E’ semantica. Se la parola non ti va bene. E’ per creare una famiglia. Mi capita spesso di vedere un gatto che controlla un Rottweiler. Nel momento in cui il cane arriva, il gatto reagisce… e da quel momento in poi, il gatto ha il controllo. Quindi il cane ascolta il gatto. Ed io uso le persone!
A.T.: Beh, credo che i tuoi metodi restino discutibili e continueranno ad essere controversi…Ma grazie per essere venuto in trasmissione ed averci dato spiegazioni…Cesar Millan!
C.M.: Grazie a voi per avermi invitato, è stato un piacere.
L'intervista vede un protagonista, Cesar Millan, ed un giornalista Alan Titchmarsh, che avrebbe dovuto metterlo in difficoltà con domande tendenziose, ma senza alcun fondamento.
Vengono trattati argomenti ripetitivi, e senza aver fatto le dovute ricerche, si citano "la gente" "dicono" "i professori"(non citando chi...quali sono le fonti autorevoli? Perché non fate i nomi?).
In secondo luogo la prevenzione nei confronti di Cesar Millan, confessata dal giornalista stesso, toglie ogni dubbio!
Punto terzo, alle famiglie che non vengono dominate dai loro cani, abbiamo le prove che non è così, quanti di voi conoscono cani che fanno quello che vogliono in casa loro, e che i proprietari non possono avvicinarsi alla loro ciotola mentre mangiano, o prendere il loro gioco preferito?
« Non sono i fatti in sé che turbano gli uomini, ma i giudizi che gli uomini formulano sui fatti. Per esempio, la morte non è nulla di terribile (perché altrimenti sarebbe sembrata tale anche a Socrate): ma il giudizio che la vuole terribile, ecco, questo è terribile. Di conseguenza, quando subiamo un impedimento, siamo turbati o afflitti, non dobbiamo mai accusare nessun altro tranne noi stessi, ossia i nostri giudizi. Incolpare gli altri dei propri mali è tipico di chi non ha educazione filosofica; chi l'ha intrapresa incolpa sé stesso; chi l'ha completata non incolpa né gli altri né se stesso. »
(Epitteto, filosofo)
Il pregiudizio è un vagabondo senza mezzi visibili di sostentamento.
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